Gli emangiomi sono i tumori vascolari benigni più frequenti e possono essere suddivisi in infantili e congeniti. Gli emangiomi infantili colpiscono dal 4 al 10% dei bambini, con predominanza delle femmine e alla nascita possono anche non essere evidenti.
Nelle prime settimane di vita tendono a svilupparsi rapidamente, sia in espansione, sia in profondità. Segue poi una fase di stabilizzazione che si conclude, di solito, con un’involuzione quasi totale spontanea. Gli esiti sono minimi e possono essere trattati facilmente chirurgicamente o con il laser.
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La diagnosi della patologia e la decisione di un suo trattamento farmacologico
La diagnosi dell’emangioma è estremamente semplice, in quanto facilmente rilevabile alla visione.
In caso di necessità, ci si può avvalere di un esame strumentale con ecocolor Doppler che permette di rilevare la massa in oggetto come ben delimitata, definita e fortemente vascolarizzata. In alternativa ci si può avvalere della risonanza magnetica con il vantaggio di rilevare delle eventuali interazioni della conformazione con delle strutture contigue.
Generalmente solo il 10-12% degli emangiomi infantili vengono trattati farmacologicamente perché nella quasi totalità dei casi si preferisce che questo regredisca spontaneamente. La decisione di effettuare dei trattamenti dipende da alcuni parametri specifici come la dimensione, la sua localizzazione, l’età del bambino e l’impatto estetico.
Il trattamento con Propranololo
Le terapie utilizzate nel trattamento degli emangiomi sono sicuramente cambiate negli ultimi anni grazie alla scoperta dell’efficacia di un betabloccante antipertensivo sistemico, il propranololo orale.
Questa sostanza è in grado di rallentare la loro proliferazione e di accelerarne la regressione e i primi risultati sono visibili in breve tempo dall’inizio dell’assunzione del farmaco.
Gli studi scientifici condotti hanno dimostrato un’efficacia addirittura del 90% e può essere somministrato fin dalle cinque settimane di età del bambino e fino a cinque mesi.
Gli effetti collaterali provocati dall’utilizzo del farmaco sono una casistica davvero rara e comprendono ipoglicemia transitoria, bradicardia, broncospasmi e ipotensione nelle ore immediatamente successive alla somministrazione, ma possono essere facilmente scongiurati con un attento monitoraggio cardiologico, clinico ed ematochimico da parte del medico curante.
La scoperta della sua capacità di azione è avvenuta nel 2007 in modo del tutto casuale e immediatamente è stato oggetto di ricerca fino allo sviluppo e produzione di una formulazione farmaceutica adatta all’uso pediatrico.
Prima del propranololo la terapia degli emangiomi era basata sull’utilizzo dei corticosteroidi che avevano un’efficacia di azione inferiore e determinavano tutta una serie di effetti collaterali negativi, come ipertensione, cataratta e intolleranza al glucosio. Questi i motivi per cui sono stati sostituiti.
Nel 2014, infatti, il farmaco ha ottenuto l’approvazione per l’immissione in commercio per il trattamento degli emangiomi infantili in fase proliferativa che richiedono che richiedono una terapia sistemica in bambini di età compresa tra le 5 settimane e i 5 mesi
Il farmaco ha dato ottimi risultati anche nei casi clinici più complessi, come quelli associati ad ulcerazioni o a localizzazioni particolari dell’emangioma (ad esempio nella zona oculare) o che possono determinare delle limitazioni estetiche permanenti rilevanti o a problematiche connesse con lo svolgimento di alcune funzioni vitali primarie (vista, udito, nutrizione e manualità).
La somministrazione del Propranololo non richiede ricoveri ospedalieri, ma può essere effettuata tranquillamente al domicilio da parte dei genitori attraverso una semplice siringa graduata in quantità proporzionale al peso del piccolo paziente, ma sotto stretto controllo da parte del medico
L’emangioma comincia ad attenuare il suo colore e a ammorbidirsi, fino a scomparire nella quasi totalità dei casi.
Il dosaggio è di solito compreso tra 2 e 3 mg/kg di peso corporeo con 2-4 somministrazioni al giorno per un periodo di circa sei mesi e per un massimo di circa un anno.
In caso di eventuali recidive, poi, è possibile ripetere il trattamento senza rischi aggiuntivi.
Ricordiamo che il trattamento e le dosi vanno decise dal medico specialista che prende in cura il piccolo paziente, quindi per tutte le informazioni rivolgersi al proprio medico di famiglia.