Consigli pratici per ridurre il rischio di contagio del virus influenzale, soprattutto per quanto riguarda i bambini: come fare per impedire una epidemia influenzale e i sintomi influenzali febbrili, oltre che avere più informazioni sul vaccino antinfluenzale e se è giusto vaccinare i bimbi piccoli.
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Influenza 2018 bambini, la prevenzione
L’influenza del 2018, nonostante sia da un mese, si conferma la peggiore epidemia influenzale degli ultimi 14 anni. A farne le spese sono soprattutto i bambini. I più piccoli risultano infatti i più colpiti perché trascorrono tanto tempo in ambienti chiusi e affollati come asili, scuole, palestre e spazi ricreativi. Per ridurre ogni rischio di contagio e rimanere in salute, bisogna osservare e far osservare ai bimbi le più elementari norme igieniche. Per i soggetti più deboli, i medici di base consigliano il vaccino antinfluenzale, però purtroppo nonostante sia stato studiato sui tre ceppi influenzali più frequenti, è risultato inefficace su un quarto ceppo, ovvero il più aggressivo, il quale ha tolto anche delle vite di numerosi anziani. Non si deve mai sottovalutare comunque i sintomi influenzali febbrili, ma in Italia i più piccoli non hanno l’obbligo di vaccinarsi contro questo organismo patogeno.
Come prevenire i danni del virus influenzale
Cosa si deve fare, quindi, per ridurre al minimo ogni rischio di contagio? Bisogna lavare le mani frequentemente; non scambiare ciucci e posate; provvedere a una corretta idratazione; far assumere frutta e verdura in quantità adeguate; non dimenticare di somministrare vitamine, qualora prescritte dal pediatra; curare il raffreddore con i lavaggi nasali; evitare il contatto con persone con sintomi influenzali; continuare ad areare gli ambienti chiusi frequentemente; vestire i bambini in modo adeguato e se i bambini sono tendenzialmente cagionevoli o sono affette da altre patologie, è bene considerare con il pediatra il dover somministrare loro il vaccino anti influenzale, ben sapendo che non sarà un vaccino a copertura totale (e bisogna essere consapevoli che, finora, non esiste un prodotto farmaceutico con questa funzione). Eppure, in altri Paesi europei. Il picco di bambini ammalati durante questi mesi hanno indotto il Ministero della Salute italiano a rivedere le linee guida sulle vaccinazioni per le sindromi influenzali febbrili, ovvero che si includano i soggetti tra i 6 mesi ai 6 anni e con particolari sindromi e malattie. Infine, i medici consigliano alle donne che sono nell’ultimo trimestre di gravidanza di sottoporsi al vaccino per tutelare il neonato fino a 6 mesi, visto che sono quelli più critici e una malattia può determinare conseguenze molto serie sulla salute del nascituro.
Vaccino influenzale, bisogna vaccinare i bambini?
Quest’anno l’influenza si è sviluppata in una forma particolarmente aggressiva e da novembre a oggi sono stati migliaia i bambini che hanno contratto il virus. I bambini malati sono stati molti di più rispetto l’anno scorso secondo le statistiche e in alcuni ospedali è stata dichiarata una vera e propria emergenza. Un esempio? Al Bambin Gesù il personale medico ha dovuto rimandare a data da destinarsi i ricoveri programmati allo scopo di raccogliere i bambini affetti dal virus influenzale. La fascia di età di bimbi più colpiti risulta quella al di sotto dei 5 anni, ma ci sono molti casi anche di bambini e i ragazzi tra i 5 e i 14 anni. I pediatri chiedono ai genitori di applicare la terapia del riposo, facendo sdraiare a letto o sul divano il bambino influenzato, senza pensare di applicare spugnature di aceto o la borsa dell’acqua fredda sulla fronte, ovvero i rimedi della nonna che per questo caso specifico sono inutili. Meglio invece un bagno tiepido o spugnature tiepide per restituire una sorta di benessere e farlo bere molto, dall’acqua agli infusi e centrifughe. Evitare invece bibite gassate, zuccherate e fredde per aumentare la scorta di liquidi e mantenerlo idratato durante la febbre. Infine, gli antibiotici: questi medicinali devono essere assunti solo in alcuni casi e su precisa indicazione del pediatra per evitare una ulteriore complicanza batterica.